Hai mai visto o sentito di qualcuno che lavora gratis? No… e allora diffida di chi dice il contrario.
Spesso uno dei parametri che entrano in gioco nella scelta dell’agenzia immobiliare per vendere casa è l’entità della provvigione. La percentuale richiesta può variare mediamente dal x% al y% in base a diversi parametri (città, zone, tipologia di immobile, ecc), quel che è certo è che la “provvigione zero” è un miraggio: basta, infatti, riversare la spesa sull’acquirente e guadagnare comunque decurtando però, inevitabilmente, il prezzi di vendita dell’immobile. Un “giochetto” che può costare diverse migliaia di euro a chi vende…
Anche nel caso in cui non si incidesse sul prezzo dell’immobile la mancanza di una provvigione deve suonare come un campanello d’allarme.
Scegliere una buona agenzia significa, infatti, affidarsi a dei professionisti con specifiche competenze, esperienza in tecniche di negoziazione e un ampio network da cui attingere opportunità di vendita.
Non solo, occorre pensare anche ai servizi che le agenzie attivano per valorizzare l’immobile. C’è una pianificazione, un progetto dietro ad ogni trattativa. Si comincia con un servizio fotografico professionale per gli annunci, l’home staging, poi entrano in gioco le competenze di marketing e la presenza sulle piattaforme social e on line (la prima visita è ormai generalmente virtuale), quindi la disponibilità e la reperibilità per chi vende e, soprattutto, per i potenziali compratori.
Infine, un aspetto spesso sottovalutato ma fondamentale: un buon agente consente di non fare errori sia in fase di trattativa, sia nella gestione burocratica.
Abbiamo descritto un ampio ventaglio di conoscenze e servizi che moltiplicano le possibilità di chiudere con soddisfazione la trattativa. Possibile che un professionista possa mettere a disposizione un “pacchetto completo” a costo zero?
Lasciamo a voi il compito di comporre il puzzle trovando i pezzi mancanti laddove le provvigioni sono fuori mercato e ricordiamo una frase di Paolo Borsellino a cui spesso ci capita di pensare: “A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato.”